L'impatto con l'esterno quando la porta si chiuse alle mie spalle era gelante;

tutto apparve spettrale: nè un'ombra umana, nè alcun rumore: l'aria statica senza alcun anelito di respiro. Mi sento smarrita, inadeguata in disagio, incerta, mi avvio al centro della strada .

Con passo deciso mi incammino verso la piazza:ombre e luci fioche, modeste luminarie, rade si alternavano sottolineando così il silenzio e il vuoto.

Mute, silenziose, strette l'un all'altra le case rurali, modeste nella struttura; fiancheggiavano la stretta strada appoggiandosi l'una all'altra, parevano disabitate.

I mie passi felpati incerti riecheggiavano rompendo la staticità, tutto è deserto, tutto tace. Ciò nonostante ebbi la sensazione di essere osservata da occhi curiosi: e forse si interrogavano "Chi sei?","Dove vai?", "Da dove vieni?". Conoscere brandelli della vita altrui, ci si sente parte integrante della comunità d'appartenenza.

Cammino frettolosa, nessuno appare al mio passare, sembra un paese fantasma, tutti coloro che vissero un tempo sono andati via.

La consapevolezza che c'eri anche tu un tempo mi sembrava strana, la riflessione mi intristiva profondamente.

Mi sentivo un fantasma, mentre camminavo i ricordi affioravano e i vissuti giacenti scolpiti nelle immagini impregnate nell'atmosfera di calde estati e negli inverni desolanti e solitari nel vento urlante e piogge lente e costanti che come lacrime  cadevano su ogni cosa.

La nostalgia languida mi avvolge, facendomi sentire un' anima che si aggira senza più appartenenza, che viene da un tempo lontano, ma che ha portato con sè il suo vissuto.

Sentimenti che contrastano e si mescolano, mentre cammino assorta lungo la strada verso la piazza.